La conclusione di un rapporto di lavoro alle dipendenze di un datore, comporta per il lavoratore il pagamento del TFR, ovvero il trattamento di fine rapporto, conosciuto anche con il nome di liquidazione oppure buonuscita. Essa corrisponde ad una somma di danaro accantonata nel tempo, consegnata al lavoratore normalmente nel momento della conclusione del rapporto lavorativo. Questa somma può essere richiesta in parte anche prima, solamente in presenza di precisi motivi. Dal 2015, in via sperimentale, si può ottenere nella busta paga la parte di TFR maturata durante il periodo mensile.
Trattamento di Fine Rapporto
Come anticipato, al momento della cessazione del rapporto lavorativo, spetta al lavoratore una somma di danaro come stabilito dall’articolo 2120 del Codice Civile, comma 1. Tecnicamente il TFR è una quota di retribuzione maturata nel tempo e corrisposta solitamente dal datore di lavoro nel momento della conclusione del contratto lavorativo. Questa somma corrisponde ad un valore ottenuto dividendo la retribuzione lorda dovuta per un anno di lavoro per il quoziente fisso di 13,5, successivamene moltiplicato per gli anni di lavoro svolti.
Inoltre ogni anno si ha la rivalutazione al 31 dicembre sulla base di un coefficiente fisso, pari a 1,5%, a cui si somma un altro elemento variabile e pari al 75%. Quest’ultimo coefficiente si desume dall’indice dei prezzi come stabilito dalle tabelle redatte dall’ISTAT. Calcolare il trattamento di fine rapporto dipende da vari elementi, in primis lo stipendio a sono sommate altre voci dovute ai coefficienti sopra elencati. Sul web sono presenti vari servizi che offrono un calcolatore automatico per il TFR; basta inserire i dati richiesti per sapere sommariamente a quanto ammonta la propria liquidazione.
Richiedere l’anticipo sulla liquidazione
Normalmente il TFR si consegna nel momento della cessazione del rapporto di lavoro, quasi fosse un piccolo tesoro ottenuto finalmente alla conclusione del proprio servizio presso l’azienda. Tuttavia è espressamente previsto dalla normativa la possibilità di ottenere un anticipo. È corrisposto unicamente in presenza di particolari motivi, ed essi sono:
- acquisto della prima casa per sé o per i figli;
- necessità dovute a spese sanitarie. Ricoveri presso ospedali o cure;
- per affrontare spese dovute ad un congedo parentale;
- periodo di formazione;
- per estinguere un mutuo. In questo caso valgono i vincoli stabiliti per l’acquisto della prima casa.
Oltre questi casi, ne esistono altri specifici e sono:
- spese legali dove il lavoratore è parte in causa;
- spese funerarie per parenti entro il secondo grado o conviventi e per il coniuge;
- sfratti che non sono dovuti a motivi di morosità colpa della condotta del richiedente.
Queste motivazioni non producono effetto quando la richiesta è avanzata da un lavoratore presso un’azienda in crisi economica, oppure nel caso di dipendenti statali o occupanti un posto pubblico. La richiesta della liquidazione non può superare il 70% della somma maturata al momento della presentazione della richiesta, inoltre può essere presentata solamente al momento della maturazione di almeno otto anni di lavoro presso lo stesso datore.
Da aggiungere che in seno alla stessa impresa, non si possono concedere anticipi sul trattamento di fine rapporto oltre il limite del 4% dei lavoratori totali presenti. La richiesta può essere avanzata esclusivamente una volta, nel caso di decesso del lavoratore la somma è riconosciuta al coniuge, ai figli oppure ai parenti entro il terzo grado ed affini entro il secondo. La richiesta formale deve essere redatta su modelli fac-simile presenti sul web, allegando tutta la documentazione necessaria. Questa serve a giustificare il motivo che ha spinto il lavoratore a richiedere l’anticipo sulla liquidazione.
TFR come previdenza
Il trattamento di fine rapporto può diventare una somma da aggiungere ad un fondo previdenziale. Questo consente di ottenere un aumento della pensione nel momento dell’erogazione. Deve essere richiesto espressamente dal lavoratore, il quale ha alcuni interessanti vantaggi da questa ipotesi. Oltre ad una pensione integrativa, ottiene una deducibilità fiscale dei contributi versati e come conseguenza un pagamento di minori tasse sui versamenti previdenziali.

Giacomo Carli, laureato in Economia e Gestione delle Imprese, è un rinomato autore nel campo della finanza personale, noto per la sua capacità di semplificare argomenti complessi e renderli accessibili a tutti. Attraverso il suo lavoro, si è guadagnato una reputazione per la sua competenza, integrità e dedizione a educare il pubblico su come gestire efficacemente le proprie finanze.
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