Dal 2002 la popolazione italiana ha ripreso ad aumentare, e nel
2008 ha superato la soglia dei 60 milioni di abitanti. Anche il 2008 ha
confermato che la dinamica demografica è trainata dalla componente
degli stranieri, in presenza di una tendenza all’invecchiamento della
struttura delle popolazione. Queste tendenze si protrarranno anche
nei prossimi anni, anche perché l’invecchiamento rappresenterà
sempre di più un vincolo alla crescita naturale della popolazione. Le
tendenze di lungo periodo presentate nel nuovo scenario demografico
elaborato dall’Istat sono eloquenti al proposito: nei prossimi decenni, la
popolazione in età lavorativa è destinata a contrarsi anche nell’ipotesi di
flussi migratori di dimensione significativa.
Nel breve periodo però la componente migratoria pare sufficiente
a sostenere la crescita della popolazione in età di lavoro. Anche nel
2008, protraendo una tendenza in atto da alcuni anni, la componente
demografica ha determinato un aumento delle forze di lavoro.
Il robusto incremento registrato dall’offerta di lavoro nel 2008 è
contemporaneamente determinato sia dall’evoluzione della popolazione
potenzialmente attiva, in espansione grazie al consistente afflusso di
stranieri a seguito degli arrivi e delle regolarizzazioni, ma anche dal
ritrovato aumento dei tassi di partecipazione al mercato del lavoro.
In sintesi
Rapporto sul mercato del lavoro 2008 – 2009
Le forze di lavoro sono quindi aumentate di ben 346mila persone.
A sostenere la crescita della partecipazione è stata la componente
femminile: dopo alcuni anni di andamento stagnante, infatti, il tasso di
attività delle donne ha ripreso ad aumentare, grazie ad effetti coorte, al
sostegno indirettamente fornito dalla crescente presenza straniera (ed in
particolare di badanti), e ad un’organizzazione gradualmente più flessibile
(come testimonia la forte crescita dell’occupazione a tempo parziale).
Inoltre non si devono trascurare gli effetti indotti dal deterioramento
delle aspettative: è possibile che le prospettive più fosche per i prossimi
mesi abbiano indotto alcune donne a cercarsi un lavoro per contribuire
a sostenere il reddito familiare. L’aumento della partecipazione non è
stato però uniforme sul territorio nazionale, restando invece stabile
nelle regioni del Sud, dove cominciano ad emergere i primi segnali di
scoraggiamento, legati anche al rallentamento dell’economia, che hanno
colpito in particolare gli uomini.
Nonostante il visto rallentamento dell’economia, il dato medio del
2008 presenta una variazione di segno ancora positivo dell’occupazione;
gli occupati sono aumentati dello 0.8 per cento, che corrisponde alla
creazione di 183mila nuovi posti. Sono stati infatti sufficienti gli incrementi
osservati nella prima metà dell’anno per garantire un andamento positivo
in media d’anno, nonostante le decelerazioni negli ultimi mesi. Rispetto
ai dati di contabilità, che misurano la domanda di lavoro in unità di lavoro
equivalenti a tempo pieno, l’andamento dell’occupazione misurata in
teste è stato decisamente migliore. Le unità di lavoro, infatti, hanno
registrato già nella media del 2008 una contrazione; la loro performance
negativa d’altra parte riflette sostanzialmente l’evoluzione del monte
ore lavorate, che è andato riducendosi in reazione al deterioramento
del ciclo. La caduta dei fabbisogni di lavoro, infatti, è stata in primo
luogo affront
Capitolo 1. Il 2008
decisamente meno brillante dell’occupazione maschile è stato
determinato anche dalle differenti performance a livello settoriale: nel
2008 la dinamica dell’occupazione è stata negativa nel settore agricolo
e nell’industria in senso stretto, che assorbono complessivamente
circa un terzo dell’occupazione maschile. A livello territoriale, invece,
è andato rafforzandosi il dualismo tradizionale: la crescita in media
d’anno dell’occupazione ha infatti interessato esclusivamente le regioni
settentrionali e centrali, mentre nel Mezzogiorno il numero di occupati
si è ridotto.
L’espansione dell’offerta di lavoro, grazie anche alla riduzione della
quota di inattivi (ovvero, alla maggiore partecipazione), non è stata
interamente assorbita dalla crescita dell’occupazione, in indebolimento.
Pertanto, interrompendo una tendenza declinante quasi decennale, nel
2008 è tornata a crescere la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione
è salito al 6.8 per cento, nella media del 2008.
L’incremento della disoccupazione è stato generalizzato, trasversale
ai generi, ai territori, e alle classi di età. Va però rilevato come nel
Mezzogiorno l’aumento è stato parzialmente smorzato dal passaggio
all’inattività di una parte dei potenziali disoccupati, un fenomeno che
generalmente tende ad interessare più frequentemente le donne ma
che nella parte finale del 2008 è stato più marcato per gli uomini. In
aumento sono risultati anche i disoccupati stranieri: in un momento di
contrazione della domanda di lavoro, questo ha comportato un dibattito
circa l’opportunità di restringere i flussi di ingresso per far fronte alla
diminuzione dei fabbisogni.
Sono soprattutto i disoccupati con esperienza, che hanno perso
un posto di lavoro, ad aumentare, mentre quelli senza esperienza,
che entrano nel mercato del lavoro, crescono meno, sia per effetti di
dimensione delle coorti sia perché scoraggiati decidono di posticipare
l’ingresso e magari proseguire la formazione. Cresce il peso dei
disoccupati recenti, che cercano lavoro da pochi mesi, per effetto
dell’incremento dei flussi in ingresso nella disoccupazione.
Le tendenze qui illustrate sono quelle che hanno caratterizzato
il 2008 in media d’anno, che in alcuni casi possono non evidenziare
sufficientemente l’inversione di tendenza che si è rilavata a partire dal
secondo semestre. Dato il marcato deterioramento del mercato del
lavoro, non sempre le tendenze osservate in media d’anno sono state
Rapporto sul mercato del lavoro 2008 – 2009
mantenute nell’ultima parte dell’anno, come la crescita dell’occupazione,
che è andata sostanzialmente annullandosi, o l’incremento della
partecipazione, invertitosi in particolare per gli uomini. I risultati osservati
nel primo trimestre del 2009, che verranno descritti in dettaglio più
avanti, confermano peraltro il marcato peggioramento.

Giacomo Carli, laureato in Economia e Gestione delle Imprese, è un rinomato autore nel campo della finanza personale, noto per la sua capacità di semplificare argomenti complessi e renderli accessibili a tutti. Attraverso il suo lavoro, si è guadagnato una reputazione per la sua competenza, integrità e dedizione a educare il pubblico su come gestire efficacemente le proprie finanze.
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