Nonostante, già da diversi anni, la Federpreziosi annunciava quanto accaduto solo pochi giorni fa e la Consob dichiarava che l’acquisto di diamanti anche se effettuato in banca non può essere considerato investimento finanziario non è stato sufficiente a salvare i risparmi di milioni di italiani dalla truffa dei diamanti da investimento.
Truffa dei diamanti da investimento: cosa è successo e in cosa consiste
Solo qualche giorno fa, al termine di un’inchiesta portata avanti dalla Procura di Milano, la guardia di finanza ha sequestrato preventivamente 700 milioni di euro a carico di due società note nella compravendita di diamanti, la Intermarket Diamond Business di Milano e la Diamond Private Investment della capitale, e di ben 5 banche. In buona sostanza le due note società, di cui la prima fallita, si avvalevano del canale bancario per piazzare i diamanti sul mercato vendendoli ai clienti delle banche stesse.
Detto così potrebbe sembrare che le banche fossero esenti da responsabilità invece il meccanismo rendeva attivamente partecipi gli istituti bancari e i loro impiegati. Tutto aveva inizio quando un dipendente della banca prospettava al cliente la possibilità di investire in diamanti, investimento tra l’altro ritenuto sicuro perché al pari dell’oro e a differenza di altri asset, come può essere il petrolio, ha un basso tasso di volatilità e non è soggetto a fluttuazioni di mercato. Quindi, l’impiegato dopo aver prospettato tale possibilità iniziava attivamente la propria opera di convincimento mostrando del materiale pubblicitario fornito dalle due società, dei listini prezzi gonfiati e fatti maliziosamente pubblicare su pagine dei titoli di Borsa ma che in realtà non corrispondevano affatto al valore reale dei diamanti e alla loro effettiva quotazione, pubblicata invece su Index o Rapaport.
In sostanza il cliente truffato veniva a pagare una somma che non corrispondeva nemmeno alla metà del valore dei diamanti acquistati, a cui poi si andava ad aggiungere un ulteriore somma relativa alle commissioni trattenute dalla banca, alla copertura assicurativa e alla certificazione delle gemme. Le due società al fine di incentivare le vendite e ottenere una maggiore collaborazione da parte dei dirigenti e dei dipendenti delle cinque banche prospettavano, in base al raggiungimento di certi risultati in termini di vendita, interessanti benefici. Questo complesso meccanismo che vede coinvolte le due società, diverse banche e i loro dipendenti ha fatto scattare l’accusa di corruzione tra privati, truffa aggravata e autoriciclaggio.
Banche e i vip coinvolti
Ogni giorno che passa sembra crescere in maniera spropositata il numero di risparmiatori coinvolti nella truffa e le somme di denaro investite.
Cinque gli istituti bancari implicati, tra cui Banco BPM, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti, che sembrano aver complessivamnte guadagnato dall’affare ben 163 milioni di euro.
Vendere i diamanti non come gioielli bensì come investimento, questo era ciò che proponevano i dirigenti e gli impiegati dei noti istituti di credito ed è anche ciò che emerge dalle intercettazioni. Una fitta rete di soggetti, società e banche che hanno dato il via ad una vera e propria truffa che ha visti coinvolti diverse migliaia di risparmiatori, tra cui anche uomini dello spettacolo e vip. Tra i nomi più noti c’è quello della Panicucci, di Simona Tagli e niente di meno quello di Vasco Rossi che sembra aver investito nell’affare una cifra pari a 2,5 milioni di euro.

Giacomo Carli, laureato in Economia e Gestione delle Imprese, è un rinomato autore nel campo della finanza personale, noto per la sua capacità di semplificare argomenti complessi e renderli accessibili a tutti. Attraverso il suo lavoro, si è guadagnato una reputazione per la sua competenza, integrità e dedizione a educare il pubblico su come gestire efficacemente le proprie finanze.
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